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Sassello un po' di tutto
Data di pubblicazione: 01/01/2005
Sassello un po' di tutto
Geografia, territorio, condizioni climatiche
Sassello ha la maggior superficie fra tutti i Comuni facenti parte del Parco, del quale occupa la parte nord—occidentale. Situato interamente nell'entroterra appenninico alle spalle dei Comuni di Genova, Arenzano, Cogoleto e Varazze, esso, dallo spartiacque compreso tra i passi di Faiallo e del Giovo che culmina appunto nel Beigua (m. 1287), digrada nel versante padano fino ad una quota di m. 284 con un dislivello di m. 1003 ed un rilevante carattere montagnoso. Lungo lo spartiacque confina con i Comuni di Genova, Arenzano, Cogoleto, Varazze e Stella; verso l’entroterra confina con i Comuni di Pontinvrea e Mioglia in provincia di Savona, Pareto e Ponzone in provincia di Alessandria, Urbe ancora in provincia dì Savona e Masone in Provincia di Genova.
Il territorio comprende il capoluogo (m. 384) articolato nei nuclei abitati dei Badani, del Piano, di S. Giovanni e della Vil1a, di Pratovallarino; la frazione di Maddalena; quella di Palo articolata nei nuclei di La Carta, Alberola e Veirera; la frazione dì Piampaludo con la regione del Dan.
Tutta la zona montuosa è di roccia serpentinosa e. ricca d’acqua che consente un buon sviluppo boschivo, mentre la zona più bassa a nord del capoluogo verso la frazione di Maddalena è costituita da arenarie con sedimentazioni calcaree a carattere dolomitico che offrono migliori condizioni per l’agricoltura.
Le molte sorgenti di cui è ricco il territorio forniscono ottima acqua e sono frequentatissime dai turisti. Fra le più note ed accessibili ricordiamo quella del Grippino che sorge dalla viva roccia, quella dei Giardini e quella della Ferriera Nuova nelle vicinanze del capoluogo e quella della Rondanina, detta Fontana della Salute nei pressi di Palo.
Il clima è quello proprio dell’entroterra appenninico ligure, caratterizzato anche da abbondanti precipitazioni nevose invernali, da abbondanti piogge autunnali e primaverili e scarsissime in estate.
L’attiva ventilazione e gli estesi boschi danno luogo ad un clima montano assai più fresco di quello che non corrisponda normalmente all’altitudine dei luoghi.
Sassello: dalle origini…
La genesi delle rocce sassellesi è databile intorno ai 150 milioni di anni or sono, per la solidificazione della massa di minerali fusi e di gas situata sotto la crosta terrestre. Prima a seguito dei corrugamenti terrestri, poi dalle trasformazioni subite da pressioni ed alte temperature, raggiunse l'attuale formazione.
Contemporaneamente alle principali fasi del corrugamento si ebbe la sedimentazione di materiali detritici provenienti dallo smantellamento delle zone, fino ad allora emerse, da parte del mare in avanzamento. Affiorarono così i conglomerati, marne e arenarie, tuttora presenti nel "bacino" Sassello-Santa Giustina.
Siamo nell'Oligocene, intorno ai 30 milioni di anni fa, dell'era geologica Cenozoica o Terziaria.
Allora esisteva un braccio di mare, a volte a carattere palustre, della profondità inferiore ai trenta metri - detto "mare sottile" - collegato da uno stretto canale a sponde alte con il mare aperto che arrivava a Santa Giustina, dove c'era anche la foce di un grande fiume.
Prova di ciò il ritrovamento di fossili animali prevalentemente nel sassellese e vegetali nella zona di Santa Giustina.
La flora del nostro bacino costituiva in quei tempi uno spettacolo meraviglioso, un clima tropicale con una temperatura di 25/30° permetteva la nascita e lo sviluppo di molte specie di piante. Ne sono state trovate di circa 500 specie differenti, e molte di esse hanno destato perplessità e sorpresa fra gli addetti ai lavori.
Infatti, accanto ai resti di vegetali che ancora oggi possiamo incontrare nei nostri boschi, numerosi fossili rappresentano generi attualmente distribuiti nell'America centromeridionale e nei paesi asiatici della fascia intertropicale.
Agli albori delle conoscenze sui nostri antenati, più o meno lontani nel tempo, è stato proprio questo territorio, con il finalese, a fornire i primi sicuri indizi della loro presenza e ciò accadeva verso la metà del 1800.
Il comprensorio sassellese presenta, grazie alle numerose raccolte di manufatti, testimonianze di frequentazioni relative a tutte le culture preistoriche: dal paleolitico inferiore all'età dei metalli.
Alle età dei metalli vanno poi riferite, anche se per ora mancano di un contesto archeologico chiaro che possa meglio attribuirle, tutte le migliaia di incisioni rupestri sparse sul territorio.
Ci riesce assai difficile pensare che Sassello abbia subito un totale abbandono da parte della sua gente nel periodo successivo la preistoria fino ai primi secoli dello scorso millennio, quanto appaiono i primi documenti che lo citano.
Quando i Romani conquistarono la Liguria interna, all'inizio del II sec. a.C., incontrarono i "Liguri Statielli", una popolazione insediata tra lo Stura e la Bormida. Tito Livio, storico di quei tempi, racconta che gli Statielli avevano la loro sede principale nella città fortificata di Caristo (Oppidum Carystum), dove vennero sbaragliati e massacrati dai legionari del console Marco Popilio Lenate nel 173 a.C.. Successivamente, a seguito delle atrocità di tale conquista, il Senato ordinò allo stesso console di rimettere in libertà i sopravvissuti che si insediarono in una nuova località situata sulla riva sinistra della Bormida, poi divenuto municipio romano, chiamata Aquae Statiellae o Aquae Statiellorum, oggi Acqui Terme.
Secondo la tradizione, non sorretta da alcun documento, Sassello sarebbe stato zona di rifugio dei pochi Statielli scampati alla strage del console romano e molti secoli dopo intorno al 935, sarebbe stato distrutto dai Saraceni di Frassineto (la torre che ancora oggi rimane è detta "dei Saraceni" proprio dalla leggenda).
E’ noto che i saraceni distrussero l’abbazia di Gesù Salvatore in Giusvalla e poi saccheggiarono Acqui Terme, ma nulla conferma la loro presenza nel sassellese. Proprio in segno di riconoscenza per l’aiuto prestato alla cacciata dei Saraceni, l’imperatore Ottone I di Sassonia dona nel 967 al feudatario Aleramo quindici "corti" - centri abitati raggruppati intorno ad una chiesa e cinti di mura - , tra le quali "Salsole" che valenti storici hanno riconosciuto in Sassello.
Intorno al Mille Sassello si trova sotto la signoria dei marchesi di Ponzone, di discendenza aleramica, insieme con Spigno, Celle, Varazze e parte di Albisola e sotto la giurisdizione vescovile di Acqui.
Verso la fine del Duecento vaste porzioni del suo territorio vengono acquistate dal dantesco Branca Doria, il quale non esita a proclamarsi signore di Sassello pur non avendo una regolare investitura imperiale e nel primo decennio del Trecento costruisce il castello della Bastia Soprana nell'area della torre "dei Saraceni".
Di questo castello gli eredi di Branca fanno il loro rifugio e la loro base per scorrerie contro Genova, alla quale sono ribelli pur essendone cittadini. Ma all’inizio del Quattrocento, quando Genova è sotto il protettorato di Carlo Vi di Francia, il castello viene costretto alla resa e demolito.
Pochi anni dopo, attorno al 1450, Filippo, un Doria di un altro ramo, costruisce più a valle un nuovo castello, la Bastia Sottana, e l’abitato del paese si sposta di conseguenza dalla sede primitiva all’interno della cinta muraria. L’attuale centro storico del paese è costituito dall’espansione dell’abitato al di fuori di quella cinta.
I rapporti fra i sassellesi e i Doria non furono quasi mai tranquilli e dopo secolari contrasti sulle imposizioni pretese dai feudatari il popolo insorse ad aperta ribellione nel 1593 a seguito della quale, dopo vent’anni turbinosi durante i quali il paese venne conteso da Spagnoli, Savoia e Gonzaga, esso venne acquistato e divenne feudo imperiale della Repubblica di Genova.
Nel Seicento subì due incendi, nel 1626 e nel 1672, a seguito delle guerre tra la Repubblica e i Savoia, ma si riprese rapidamente e venne ricostruito nelle forme e con la topografia che tuttora conserva.
Nel Seicento incomincia a godere di un rilevante benessere economico che gli deriva principalmente dallo sfruttamento dei suoi immensi boschi e da numerose ferriere, attive fin dal Quattrocento, le quali lavoravano la "vena" di ferro trasportata dal mare a dorso di mulo utilizzando per la fusione il carbone vegetale e per l’azionamento dei magli l’acqua dei torrenti. La Ferriera della Tripalda, l’ultima in ordine di tempo fra le ferriere sassellesi, trae il proprio nome dalla cittadina di Atripalda in provincia di Avellino dov‘era una grande e bella ferriera che piacque tanto al marchese Paolo Gerolamo Pallavicini dal voler imporre questo nome alla ferriera che la sua famiglia aveva costruito nel 1694.
La produzione del carbone vegetale, fondamentale per la siderurgia dei "Bassi fuochi", avveniva nei boschi nella stagione estiva fra giugno e settembre, secondo una tecnica tradizionale, tramandata di padre in figlio.
Nel Settecento subì l‘occupazione Austro-piemontese durante la guerra di successione austriaca che segnò l’inizio del suo declino economico per il contemporaneo affermarsi della moderna siderurgia degli altiforni, affrancata dal carbone dei boschi e dall‘acqua dei torrenti.
Le guerre napoleoniche, che ebbero battaglie decisive nelle località prossime di Dego e Montenotte, sfiorarono il territorio di Sassello solo con alcuni fatti d’armi nella zona del Giovo e sul monte Ermetta durante l’assedio di Genova del 1800.
La rivoluzione Francese ebbe scarsi riflessi su un paese nel quale si era già andata formando una borghesia attiva e colta e che, pur cessando alla metà dell’Ottocento 1‘industria siderurgica, divenne un centro commerciale relativamente importante con palazzotti signorili, numerose chiese, un collegio. La borghesia, ormai priva di sbocchi locali, incominciò ad emigrare in città per trovare occupazione nelle professioni liberali e negli impieghi pubblici, seguita assai presto dai contadini che emigrarono specialmente nell'America Latina o trovarono occupazione nelle moderne industrie che andavano sviluppandosi a Genova, Sampierdarena, Sestri, Savona e Vado. Questa fase di decadenza economica e di diaspora condusse ad una notevole contrazione demografica per effetto della quale la popolazione residente è andata diminuendo dall’inizio del '900 di quasi il 6ø%.
Con il secolo scorso si sono manifestati dopo le due guerre segni di ripresa economica fondati prima sul turismo residenziale estivo e poi dallo sviluppo dell’industria dolciaria, rivelatasi nell’ultimo quarantennio la maggior risorsa produttiva locale.
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