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Argomento 'Curiosità'

Una al giorno. Ventura a Miss Italia, mamma Santa, l’usignolo
Data di pubblicazione: 16/04/2007
Una al giorno. Ventura a Miss Italia, mamma Santa, l’usignolo

Ma la Ventura...

Ho letto le dichiarazioni di Ylenia De Valeri (nella foto), Miss Sorriso e terza classificata nell'ultima edizione di Miss Italia "Se la candidatura di Simona Ventura venisse confermata, sarei molto curiosa di vederla nella cornice di Salsomaggiore. A livello di competenza televisiva, lei è la numero uno."
Dai, orfana dell’Isola (?) ce la ritroviamo tra le belle di Salsomaggiore… Sanremo l’ha già condotto, del calcio sa’ tutto, le manca solo dir messa!

Cinzia d’Iseo


Santa subito... in vita!

La chiamo così e lei s'innervosisce, però ride, mi dice che le porto sfiga ed io: ma in vita!
Vuol dire che in vita hai una pazienza tale che dovrebbero farti santa. Lei è così unica nel suo essere mamma, divertente e solare come non si è mai visto nessuno.
E lei non recita, lei è così.
Lei mi mette i jeans sul letto nel pomeriggio lavati, asciugati e stirati ed io quei jeans li avevo tolti la mattina, e insieme a quei jeans ci sono maglioni, maglie, slip, reggiseni, altri jeans ed il mio unico grande sforzo è quello di metterli nell'armadio. Una volta, anzi più di una volta (brutta stronza) l'ho rimproverata per incasinarmi la camera con questi panni (miei) che mi metteva sul letto. Viziata schifosa! Lei è quella che come stasera, spegne la candela con le dita (bagnate). Lei lava, cucina, scrive, telefona, parla, ride, s'incazza, ti calma, ti esorta, studia, legge, respira, cammina, vive alla velocità della luce perché come dice lei, chi si ferma è perduto.
Ed ha sempre il detto giusto per ogni occasione, la parola giusta per ogni persona, l'espressione giusta per ogni situazione, lei ha sempre il sorriso radioso e contagioso, lei è comprensiva, riflessiva, razionale, dolcissima.
E' come dice Marco: i genitori si scelgono prima della nascita, io ho scelto lei come mamma, io invece le sono capitata ed è per questo che l'ho soprannominata Santa Subito In Vita.
Ti voglio un mare di bene mamma... che non sarà mai bello e grande come i tuoi favolosi sorrisi!

Tania


L’usignolo

Era l'Usignolo più bello che si fosse mai visto nel Bosco: Madre Natura gli aveva donato occhi color del Cielo a Primavera, piumaggio splendente ed un'ugola con cui gorgheggiava tutto il giorno.
Era consapevole di tutto questo, ed ostentava la sua superiorità con superbia.
Si era scelto l'Albero al centro del Prato, il più alto e frondoso; voleva essere l'unico ad avere il nido lassù, così aveva scacciato tutti i piccoli animaletti che avevano sull'Albero la loro dimora: Formiche, Insetti, Uccellini, Scoiattoli, Gufi, Gatti... tutti avevano dovuto trasferirsi, perché nessuno aveva il diritto di invadere il territorio dell'Usignolo.
Solo la Grande Aquila si avvicinava ogni mattina, salutava l'Usignolo, si posava sul ramo accanto al nido, scambiava quattro chiacchiere con lui...
Tutti gli altri abitanti del Bosco non godevano di questo privilegio, né lui si abbassava al loro livello: si sentiva troppo superiore, nessuno poteva eguagliarlo nel canto e in bellezza!
Passava le giornate provando e riprovando interminabili gorgheggi, modulazioni, acuti, gioiose armonie che inondavano tutto il Bosco e la Valle sottostante.
Gli abitanti del Bosco si erano pian piano abituati al suo strano modo di comportarsi, rispettavano il suo desiderio di voler restare solo, sopportavano con rassegnazione gli improvvisi scatti d'ira, gli attacchi violenti, lo sguardo che li trafiggeva...
se ne andavano via, allontanandosi con il cuore gonfio e triste perché non capivano il suo atteggiamento di rifiuto nei loro confronti.
Ma gli volevano bene ugualmente e si accontentavano di ammirare da lontano l'arcobaleno del suo piumaggio e di udire il canto meraviglioso.
Si avvicinavano le Feste Pasquali, la Domenica di Resurrezione, giorno in cui l'Usignolo avrebbe sfoderato tutte le doti canore di cui era capace.
E proprio in quel periodo accadde un fatto strano.
L'Usignolo si era svegliato alle prime luci dell'alba, ma si sentiva indolenzito, non riusciva a stiracchiarsi, a sbattere le alucce, a tenere aperti gli occhi e, cosa ancora più terribile, non poteva cantare, non era in grado di emettere neppure il più flebile cinguettio: era completamente afono.
Era disperato. Si rannicchiò in fondo al nido, cercò di appiattirsi il piú possibile perché nessuno potesse vederlo... ma la Grande Aquila arrivó puntuale e lo scorse subito.
- Che cosa ti succede?... non stai bene?... posso fare qualcosa per te?... -
L'Usignolo la guardó, torvo, quasi volesse fulminarla con lo sguardo.
L'Aquila non vi badó, ma voló via, preoccupata per la salute dell'uccellino, e ritornó poco dopo con alcune bacche prodigiose per il mal di gola.
- Non prenderne molte, altrimenti ti intossichi... Vedrai che in poco tempo ritornerai a rallegrarci con il tuo canto!... -
Per tutta risposta l'Usignolo la scacció in malo modo.
Alla Grande Aquila si spezzó il cuore per il dolore; voló via, affranta, perdendosi nella luce accecante del Sole.
L'Usignolo deperiva sempre di piú: le penne avevano perso la loro lucentezza, non mangiava piú, i suoi occhi erano diventati due pozzanghere grige.
Cominciava a sentire dentro di sé qualcosa che non aveva mai provato: si sentiva improvvisamente solo; ma nessuno osava avvicinarsi o salire sul Grande Albero.
L'Uccellino guardava fuori dal nido, vedeva tutto il prato fiorito, gli alberi carichi di foglie tenere: i nidiotti appena nati emettevano un dolce pigolio; in lontananza sentiva belare gli agnelli ed i capretti...
Solo il suo Albero non aveva la piú piccola gemma, un nido... nulla!
Uno spettro di morte in mezzo a tanta vita!
Improvvisamente si rese conto del male compiuto nei confronti degli altri ed anche di se stesso; fu scosso dai singhiozzi e dal pianto, anche se mai gli era capitato di provare qualcosa del genere.
Calde lacrime cominciarono a scorrere sui rami, lungo la corteccia del tronco, fino alle radici...
In un attimo l'Albero si ricoprì di gemme, di foglie: comparvero i nidi, la vita...
Da ogni angolo del Bosco salivano i canti sommessi che via via si facevano piú numerosi, piú chiari, piú forti.
L'Usignolo si sporse dal nido e vide la Vita attorno a sé.
Provó a cantare: la sua voce uscì limpida, vellutata, unendosi al canto corale di tutti gli abitanti del Bosco: mai era stato così sereno, così felice.
Le loro voci, unite nell'amicizia, varcarono monti e valli e ad esse si unirono quelle di tutte le campane che cantavano a festa nel giorno di Pasqua.
Le note armoniche raggiunsero la Grande Aquila, che distese le sue ali immense ad abbracciare il Mondo in Pace.

Lu

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