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Argomento 'Attualità'

Un passo indietro. Divorzio? Vorrei, ma non posso...
Data di pubblicazione: 08/11/2014
Un passo indietro. Divorzio? Vorrei, ma non posso... «Ancora una volta, tra le riforme possibili che potevano essere intraprese sul diritto di famiglia si è scelto di procedere verso quella che annulla in maniera grossolana le garanzie delle parti coinvolte nella separazione e soprattutto dei minori – commenta l’avv. Andrea Catizone, Direttrice dell’Osservatorio sulle Famiglie dell’Eurispes, a margine dell’approvazione Decreto legge di riforma (Dl 132/2014) che introduce la “negoziazione assistita da un avvocato”.

La previsione secondo la quale marito e moglie possono raggiungere un accordo di separazione in presenza di un avvocato senza una successiva valutazione da parte del giudice del suo contenuto, può determinare una grave lesione dei diritti di chi quell’avvocato non può pagarlo o sceglierlo, e cioè la parte più debole del rapporto».

«Ancora più grave – sottolinea l’Avv. Catizone – è l’iter scelto in assenza dei figli secondo il quale le parti concordano le condizioni della separazione innanzi ad un ufficiale di stato civile del Comune senza l’intervento obbligatorio degli avvocati di parte con la possibilità di prevedere il trasferimento dei diritti patrimoniali. Dopo tre anni sarà il Sindaco che confermerà l’accordo.

Risulta davvero difficile individuare i vantaggi che potrebbero ricevere i cittadini da questa riforma approvata alla Camera e che si spera possa venire migliorata al Senato. Sicuramente non c’è un vantaggio di tipo economico perché comunque le parti hanno l’obbligo di remunerare il legale che segue la causa e che si troverà a svolgere lo stesso lavoro nel caso di un passaggio dal giudice. Non vi è un vantaggio in termini di tempo poiché non si sono introdotte le norme sul divorzio breve (sei mesi senza figli e un anno con prole) che invece è il vero punto cruciale dal quale si snodano una serie di problematiche relative alla organizzazione della vita delle persone e dei costi che questa dilazione determina».

Quella del divorzio breve è la via auspicabile non solo per mettere l’Italia in linea con gli altri paesi europei, ma anche per far fronte alla richiesta pressoché unanime dei cittadini, che, come rilevato dall’Eurispes, si sono espressi a favore dell’introduzione di questa norma, in otto casi su dieci (84%). Si tratta di un orientamento stabile e ben radicato presso l’opinione pubblica: infatti, se i favorevoli al divorzio breve in assenza di prole erano l’82,2% nel 2012, sono passati all’86,3% nel 2013 per attestarsi all’attuale 84%.

L’Eurispes ha stimato in circa 50 milioni di euro annui i costi che il sistema giudiziario, e quindi, lo Stato deve sostenere per separazioni e divorzi, con un costo medio di 815 euro a procedimento. A questo importo va aggiunta la perdita di retribuzione dei due coniugi che devono assentarsi dal lavoro sia per incontrare i propri legali che per presentarsi alle udienze: una cifra che arriva a circa 2.400 euro a coppia. La maggior parte dei procedimenti inoltre è assistito da due legali che le parti devono pagare di tasca propria: le spese per l’assistenza legale vanno da 3.000 euro (per una separazione consensuale) a 13.000 (ad esempio per una causa di divorzio).

«Con la negoziazione assistita – prosegue la Direttrice dell’Osservatorio Eurispes sulle Famiglie – si alleggeriscono certo i tribunali, ma quale altra funzione debbono avere gli stessi se non quella di farsi garanti delle tutele dei diritti delle persone? L’annientamento delle garanzie delle parti non può certo essere il prezzo da pagare per risolvere i problemi enormi che la macchina della giustizia ha nell’applicazione della legge e nei suoi tempi. Non si può ancora una volta scaricare sui cittadini l’inefficienza delle Istituzioni pubbliche chiedendo loro di mettere da parte i propri diritti fondamentali in nome di un alleggerimento delle funzioni pubbliche. Non si può privatizzare fino a questo punto anche la giustizia».



Fonte Eurispes

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